Carbonara perfetta: attenti a non sbagliare!

È uno dei piatti tradizionali più amati da noi italiani e anche uno tra i più discussi. Ecco gli errori più comuni da evitare a tutti i costi!
carbonara

Si sa, noi italiani non siamo un popolo di condottieri, ma quando si tratta di imbracciare le forchette per difendere la tradizione culinaria del Bel Paese, non c’è freno che possa trattenerci. Siamo capace di scatenare dei veri e propri litigi su come fare il ripieno dei tortellini, sul tempo di cottura del ragù… ma soprattutto sulla carbonara!

La carbonara è un primo piatto caratteristico romano, ma nel corso degli anni è diventata un vero e proprio baluardo della nostra cucina italiana, oggetto tanto di discussioni quanto di imbarazzanti tentativi di replica da parte di tanti fantasiosi stranieri.

L’anno scorso perfino il pluristellato chef Gordon Ramsay è finito sotto i riflettori per la sua versione rivisitata della pasta alla carbonara… e alla fine è arrivata la Barilla a tirargli le orecchie!

C’è poco da fare, insomma. Con la tradizionale carbonara non si può discutere; dopotutto la ricetta è molto semplice e gli ingredienti sono pochi… ma molto spesso commettiamo degli errori imperdonabili. Ecco i nostri consigli sui 6 errori da evitare a tutti i costi quando cucinate la carbonara!

1. Bisogna usare il Guanciale (ancora meglio se usate il Guanciale Montevecchio!)

D’accordo, è vero: una delle teorie più accreditate sulla nascita della carbonara attribuisce il piatto a un’idea dei soldati americani Alleati durante la II Guerra Mondiale, che avrebbero dato l’idea agli italiani usando i loro ingredienti tipici, ovvero uova e bacon. Tuttavia non ci stancheremo mai di ripeterlo: non si usa la pancetta! Il Guanciale rappresenta molto meglio i sapori tipici italiani, è più saporito e intenso… e poi se non lo avete ancora fatto, dovreste davvero assaggiare quello di Montevecchio!

2. Giù le mani dalle cipolle… e da tutti gli altri ingredienti “extra”

brown garlic on white chopping board
Photo by Nanxi wei

Una delle regole più importanti che valgono sempre quando si tratta di carbonara è NON lanciarsi oltre con la fantasia. Vi ricordate il caso diplomatico esploso qualche anno fa a causa della “carbonara francese”? Non vogliamo risollevare il polverone del #carbonaragate, vero?
Comportiamoci da bravi italiani: niente cipolla nella carbonara. E nemmeno l’aglio. E no, non ci va nemmeno l’olio, non metteteci il burro e, a meno di non voler scatenare una vera guerra fratricida… nella carbonara non ci va la panna!
Sapete perché non servono? Perché gli ingredienti tradizionali, anche se sono pochi, sono perfetti.

3. Non fatevi fregare dalle uova

Questo è un errore davvero molto, molto comune. Le uova sono l’ingrediente da maneggiare con più attenzione se si vuole ottenere una carbonara perfetta. Basta un attimo e il risultato sarà catastrofico.

Partiamo dalla prima parte: quante uova servono nella carbonara?

La leggenda narra che occorrano “un uovo a persona e uno per la pentola“, quindi se stiamo preparando la pasta per 4 persone, dovremmo usare 5 uova.
In realtà la maggior parte degli chef suggerisce di considerare un tuorlo ogni 80 grammi di pasta circa… e a giusta ragione! Se infatti siamo in 4 ma pensiamo di mangiare due etti di carbonara a testa, 5 uova sono decisamente poche!

Un’altra cosa importantissima da ricordare è che nella carbonara vanno solo i tuorli, non gli albumi.

brown egg on white textile
Photo by Grace O’Driscoll

Ed è ecco la parte davvero ostica: come evitare di trasformare la carbonara in una frittata.

Basta un secondo di troppo sul fuoco e la crema morbida dell’uovo si trasformerà in una frittata gigante. Per evitarlo basta rispettare una delle regole più importanti in materia di carbonara: quando si aggiunge l’uovo, fatelo alla larga dal fuoco!

4. Si usa il pecorino, non il parmigiano.

Se dobbiamo farla bene, facciamola bene! Anche se molti cuochi consigliano di aggiungere un po’ di parmigiano per mitigare il forte sapore del pecorino, la carbonara si fa con il pecorino – senza se e senza ma.

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